sabato 26 giugno 2010

odore di erba bagnata

Lei era bellissima, con quei lunghi capelli biondi legati dietro la nuca e due ciocche davanti lasciate sciolte a sottolineare i tratti morbidi e rotondi del viso.
Lei era dolcissima con quegli occhi azzurri come il cielo limpido delle mattine d'estate e le labbra sempre un po' socchiuse.
Lei era gentilissima con quei sorrisi pronti in qualsiasi circostanza, sorrisi cacciati da chissà dove con chissà quale forza di finzione.
Lei era tristissima, con lo sguardo basso, lacerata da un dolore che straziava le viscere.
Lei era la donna perfetta, come avrei potuto io competere con lei? Non avrei potuto e, difatti, non ho potuto.
Ho cambiato quattro volte il colore dei capelli, prima per assomigliarle e poi per distinguermi da lei, ne ho cambiato il taglio, ho indossato sorrisi di maniera e parole adeguate, mai troppo fuori posto. Ho scelto con cura la sciarpa da abbinare agli occhiali, ho indossato il tacco anche sotto pantaloni sportivi, ho tenuto a bada le mie idee e, quando non l'ho fatto, ho proposto la mia versione sempre con timore perché lui non mi allontanasse dalla scia del suo profumo austero... e non ho raccolto che tempesta, secchiate di indifferenza e durezza, tentativi di convincimento su di me che ero troppo debole per capire che era sul senso di colpa, sulle paure che lui insisteva per affermare la sua forza cieca e carica di rancore.
Lui era bellissimo, con i capelli nero corvino dapprima cortissimi, poi lasciati crescere in un'onda a coprire i piccoli occhi neri, due buchi di eternità in cui mi ero persa nell'istante stesso in cui fecero capolino attraverso il vetro appannato.
Lui era intelligentissimo, sicuro e fermo ma anche così bambino nel modo di ridere e di chiamare il mio nome... e il suo, il suo nome biondo.
Lui era bugiardo, anche, ma non lo dava a vedere.
E fu così, con quei modi da adolescente appena affacciato al mondo, che prese tutto di me,come una furia, un tornado silenzioso, un tornado con 12 anni di anticipo. Ho ascoltato le sue paure per ore e con la stessa pazienza ho ascoltato musica d'opera, l'ho aspettato e guardato dormire, l'ho sorretto, l'ho aiutato a dire basta ma io non ero abbastanza.
Lei era lì, con quei suoi capelli biondi e i suoi sorrisi tristi. Come avrebbe potuto lui rivolgersi a me? così poco bionda, con gli occhi scuri come semi di albicocca e i sorrisi spontanei di chi ride solo se lo vuole, con parole continue d'ottimismo instancabile... quanto poco sono in confronto a lei! quanto poco valgo ai loro occhi!
Ho iniziato a ripetermi che sono semplicemente diversa da lei ma è stato difficile accettarlo: lei l'eletta, io la povera scema lasciata lì nell'angolo in castigo, a piangere, per aver trovato la forza di chiedere una carezza o un abbraccio sincero... ovviamente negato tra insulti e brutte parole.
Ma è stato difficile fino a oggi che finalmente scopro il mio piccolo valore, probabilmente ancora poco definibile ma comunque presente.
Lascio loro la loro perfezione, i loro occhi bellissimi e i loro sorrisi, sinceri e di maniera; evidentemente la mia imperfezione spontanea non mi rende all'altezza del loro mondo di glassa, evidentemente quello che avevo da dare aveva per loro lo stesso valore di uno zerbino zuppo di pioggia.
Più che profumo di pesco sono odore di erba bagnata ma ho smesso da qualche settimana di piangere rugiada.
E adesso che mi ritrovo in una sera d'estate a sorridere nel vedere quanto siete belli e di talento, mi auguro per voi che possiate essere felici.... e sereni, come io lo sono adesso.

Alla vostra!

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