martedì 24 agosto 2010

Ogni tanto scrivo dal niente e per niente, per ispirazione.

Pensavo che quella mansarda fosse troppo piena di oggetti, di insetti e di polvere e io avrei dovuto passarci la notte. Così cominciai a sporcarmi le mani di nero nel tentativo di spostare qualcosa per potermi accucciare, esattamente come fanno i cagnolini, pensando tra me e me, di tanto in tanto, "ma chi me l'ha fatto fare!". Eppure, per l'amicizia si fa questo e molto altro. Qualsiasi cosa mi avessero detto in quel momento non avrebbe cancellato il sorriso da babbeo che avavo sulle labbra perchè il viaggio valeva la pena di essere vissuto. L'amico che dovevo incontrare ero esattamente io perchè, diciamoci la verità, non ero mai stato realmente amico di me stesso, avevo sempre odiato qualcosa del mio aspetto e non ero mai riuscito a comprendere gli angoli del mio carattere quadrato. Ma un giorno un saggio mi disse: "non puoi arrivare a conoscere gli altri fino in fondo se, prima, non impari a conoscere te stesso senza pregiudizi, senza spaventarti delle tue fragilità perchè la fragilità è una caratteristica peculiare dell'uomo e se io potessi, oh, se potessi, la conserverei in una teca di cristallo". Era saggio quel saggio e lo capivo solo in quel momento, mentre sentivo le formiche salire su per la gamba. Avrei dovuto imparare a non fare brutte smorfie alle mie debolezze come, invece, avevo sempre fatto per tutti i soli trascorsi dalla mia nascita a quel momento. Sorrisi. "ogni viaggio di scoperta di sé stessi ha un costo e il costo figurato è molto, molto, molto più alto dei costi effettivi che si incontrano. "Mio piccolo amico, sei ancora così piccolo! Quante cascate devi vedere, quanto cielo e quanto sangue, quanto bene e quanto male, quanta luce, quanta! Ma nei momenti in cui sentirai gli occhi chiudersi per via dell'intensità del sole e il corpo riscladarsi piacevolmente, non dimenticare di volgere lo sguardo alla luna, che ti ricorda che non è sempre giorno, che la vita è un'altalena tra sole e buio, tra bello e brutto, tra forza e debolezza."
Ricordavo le parole di quel saggio come se le avessi udite pochi istanti prima, eppure ne era passato di tempo. Forse, le ricordavo perchè il coraggio mi aveva imposto il viaggio e mai come in quel momento era importante, per me, ricordare. "Vedi, mio piccolo amico, io ho vissuto molto e solo dopo aver consumato la metà dei miei anni in routine di pratiche inanimate mi sono accorto che tutto quello che avevo fatto non aveva alcun valore, e sai perchè? Perchè avevo lasciato che l'abitudine divorasse i miei slanci, i miei bisogni, i miei desideri. e così sono venuto qui, tra queste due cascate, dove non c'è nulla ma proprio nulla se non il rumore dell'acqua e del vento tra le fronde. E sai cosa ho capito? Che si può fregare il tempo! Sì, si può fregare il tempo, te ne meravigli? e sai come si può fare? sconvolgendo sé stessi e imparando ad afferrare ogni attimo senza dimenticarsi di guardare quell'attimo da diverse angolazioni, per non lasciarsi scappare neanche un riflesso. Lo dico a te, mio piccolo amico, perchè so che puoi comprendermi perchè hai mantenuto la purezza del cuore di un bimbo nell'anima come negli occhi. Vai, afferra la tua esistenza, stringila e renditi parte della Natura perchè è questo che siamo davvero chiamati a fare."
La prima cosa che feci fu tornare nella casa dove avevo vissuto da bambino, per riassaporare le gioie di un tempo e ritrovare una dimensione adimensionale; e tra quei moscerini mi riuscì perfettamente. Io sono parte della Natura e tale voglio restare. E' naturale.