giovedì 29 luglio 2010

"E' bella la strada per chi cammina."

Prese su lo zaino, pesante e pieno fino all'orlo, lo assestò per bene sulle spalle, testò il baricentro del bacino e cominciò a camminare, stanco prima ancora di muovere i primi passi.
Davanti agli occhi, una strada lunga, segnata ai bordi da piante di varia natura e dal letto posseduto dal giallo scuro delle foglie cadute, tagliava a metà la campagna dipinta dai toni soffusi d'autunno.
Teneva lo sguardo dritto per non cedere alla commozione del cuore e stringeva i pugni nelle mani come era sempre solito fare. Aveva paura ma non l'avrebbe mai ammesso, neppure a sé stesso, perché farlo avrebbe di certo significato lo stop del suo cammino, cominciato per la perdita di un'ombra dai capelli biondi e proseguito, tra bene e male, con la compagnia discreta di un'anima nobile.
Lasciava che i volti delle presenze che lo avevano accompagnato fino a quel momento facessero capolino dalla tenda scura dei suoi occhi e che lo salutassero con le loro abituali movenze, diverse per ognuno e, per ciascuno, cariche di emozione.
Per ogni ricordo di sguardi sentiva affiorare un sorriso diverso, diverso forse perché ogni quadro d'avventura aveva assunto un significato differente, bello per la sua assoluta irripetibilità anche quando protagonista indiscusso era stato il dolore.
Non fuggiva, Lucas; semplicemente, andava via, di nuovo, per cercare la sua oasi di senso, sempre così vicina nella percezione del momento ma inafferrabile all'evidenza dei fatti; un po' come la pentola d'oro dell'arcobaleno: più ti avvicini e più ti sfugge.
Canticchiava un motivetto sconosciuto e, quando era stanco di sentire l'eco della voce, accompagnava il silenzio fischiettando, pregando a tratti per un aiuto ché la sensazione incombente era quella di non avere più abbastanza forza per andare avanti.
Ma la Luce che aveva da sempre guidato il suo cammino non smetteva di brillare e lo rassicurava con la certezza che tutto sarebbe andato come i suoi desideri, ottimisti e dalle grandi aspirazioni, avevano disegnato. E poi c'era l'ombra, che non era più semplicemente un'ombra ma una presenza viva e costante al suo fianco... e lo teneva per mano perché, se anche fosse caduto, non sarebbe rimasto a terra come quella notte, mai più.
Alzò gli occhi al cielo e si lasciò travolgere dal tramonto pastello che gli imponeva la sua bellezza, lasciandolo invidioso ma pieno di tanto splendore senza artefatto. In fondo, fondersi con la Natura era tutto quello che aveva sempre sognato e il suo essere socialmente solitario l'aveva aiutato, sempre, a non tralasciare il suo bisogno di contatto con la terra. Ma adesso, confuso da un sentimento che non sapeva chiamare per nome, non aveva più la certezza ferrea che il mare, il tramonto, il vento, le nuvole, sarebbero bastati a riempire le vene e, mentre continuava a infognarsi in ragionamenti razionali, capì che l'unica immediata soluzione era non smettere di camminare, ovunque la strada fosse diretta.
"E' bella la strada, per chi cammina."

domenica 25 luglio 2010

Sono una strada sbagliata.




Tu, che sorridi dolorosamente buttando lo sguardo in modo distratto da qualche parte intorno a te; tu che ti senti sempre in disordine e fuori posto; tu che quando esce il sole sei felice ma ti senti serena solo se puoi rimanere ferma a guardare la luna; tu che implori te stessa di non cedere, mai, anche quando tutto sembra spingerti oltre gli ultimi sassi dell'altura a strapiombo.
Tu che ti fidi, che non sai negarti, che perdoni; tu che non sei capricciosa ma comprensiva, che non sai ridere se sei arrabbiata, che non sai piangere se non ce n'è motivo, che non sai inveire contro l'altro ma provi a cercare una giustificazione. Tu che consoli anche quando dovresti essere consolata, che resti ore a guardare il soffitto bianco della tua camera in totale apnea mentale o con fervida immaginazione; Tu che digrigni i denti se qualcosa ti fa male, che stringi i pugni e ferisci te stessa pur di non ferire gli altri. Tu che non provi gusto a mettere alla prova, tu che cerchi di non giudicare, di non pesare su chi ti è affianco. Tu che adori i momenti di silenzio più di quelli rumorosi e parlati. Tu che sei insicura e che dovresti migliorare perché a nessun uomo potrebbero mai piacere le tue insicurezze, perché nessuno mai avrebbe voglia di accoglierti sfidando le incertezze, le tue paure, la tua estrema timidezza.
Tu che sei qui, oggi, a contare i tuoi errori, incapace di trovare qualcosa che ti dia la spinta per non smettere di desiderare: tu sei una strada sbagliata, un percorso turistico che non suggerisce la voglia di restare, che non strappa l'anima a morsi come una figura di donna dovrebbe fare con un uomo, che non rende inebriato e pazzo chi si accosta a te. Tu sei così qualcosa a cui è facile rinunciare e, quando te ne rendi conto, non sai proprio più da dove cominciare ché tutto quel che potevi migliorare l'hai già migliorato.
Tu, sei una strada sbagliata che non si percorre mai fino in fondo.
Tu non sei qualcosa di valore.
Tu sei solo una strada sbagliata.
Tu, sei una strada sbagliata.