lunedì 5 luglio 2010

Lilly rimase incantata per un attimo, come se poco distante da lei ci fosse la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua; se Lucas l'avesse trovata così assorta avrebbe fatto, di certo, una delle sue improbabili, buffe espressioni: a Lucas non piaceva essere guardato perché la cosa lo faceva sentire a disagio.
Lo guardava sfogliare con delicatezza e attenzione il libro che teneva tra le mani, seduto su una piccola seggiola di paglia, con la gamba destra a formare un angolo con la sinistra, un po' curvo e con la testa bassa. Tutto intorno a lui un prato, curato e di un verde dalla tonalità non troppo accesa, accompagnava l'occhio fino al pendio di una piccola collina brulla, al di là della quale attendeva, paziente e calmo, il mare.
Pensò a qualcosa da dire, a una frase a effetto per distoglierlo e soprenderlo ma rimase lì, in attesa e afona, a un palmo di naso da lui che sembrava non accorgersi di nulla tranne che dell'aria leggera delle prime ore della sera che stuzzicava il colletto della camicia e gli strappava un sorriso, di tanto in tanto, come una carezza.
"Le tue parole fanno male, sono pungenti come spine... sono taglienti come lame affilate e, messe in bocca alle bambine, possono far male, possono ferire, farmi ragionare, sì, ma non capire! non capire!... Ma tra le tue parole e i tuoi silenzi io preferisco di gran lunga le parole, anche se dure e senza fronzoli perché so, perfettamente, che oggi non sarei qui se tu fossi stato diverso, anche solo un po'". I pensieri di Lilly si agitavano tenaci e con la stessa forza cambiavano forma per attanagliare la gola e arrivare, infine, all'altezza del petto; a quel punto, gli occhi di Lilly si chiudevano per poi riaprirsi un istante dopo, nitidi ma lontani.
Sostando tra un capitolo e l'altro, Lucas si guardò intorno e, scorta Lilly poco lontano sulla sua sinistra, chiuse il libro in modo misurato, si alzò, sistemò il mattoncino sotto il braccio e prese ad andarle incontro. Lilly non si fece attendere e mosse anche lei i suoi timidi passi verso di lui che, adesso, pareva agli occhi di lei più perfetto ancora e ancora più giusta le pareva la strada percorsa fino a quel momento. Non sapeva, però, che l'anima spartana e volubile di Lucas l'avrebbe messa alla prova, una volta ancora:
- "come sempre in perfetto orario!"
- "Sono qui da qualche decina di minuti ma non ho voluto disturbarti, non volevo perdermi lo spettacolo per niente al mondo". rispose lei, aperta come un libro scritto con inchiostro blu netto su fogli bianchi come il latte.
- "lo spettacolo? che spettacolo?" riprese Lucas, interrogativo.
- "uhm... mah niente..." ma le si intravedeva sulle labbra un sorriso malizioso incantevole - "volevi parlarmi, hai detto. che si fa? restiamo qui tra le margherite o andiamo da qualche parte?"
- "lilly...." poi una pausa
- "ti ho già detto che questo tuo non decidere un po' mi infastidisce?... ma solo un po'"
- "me l'hai detto, Lucas. Ma anche tu non decidi mai..."
- "Già... A questo proposito... Lilly.... "
- "Ti prego, non dire nulla, so di cosa vuoi parlare..."
Lucas si voltò verso di lei, scuro e pensieroso.
Avevano assecondato la pigrizia e si erano seduti nello stesso punto dove si erano incontrati, tra le margherite e l'odore di fieno che il vento portava da poco lontano, con le gambe incrociate e la schiena un poco curva... erano divisi, nessuna parte del corpo dell'uno toccava, neppure per sbaglio, quella dell'altra, eppure mai come in quel momento le loro teste si tenevano per mano.
- "quindi hai capito cosa volevo dirti..."
- "Sì, Lucas, non ti preoccupare."
Dopo qualche minuto, Lilly divenne un fiume in piena:
- "Se ripenso a come ti ho trovato... se penso a come sei adesso..." - sorrise sospirando - "eri completamente perso, si vedeva lontano un miglio anche se facevi di tutto per nasconderlo. Ridevi ma in ogni sorriso c'era una goccia di amaro, di rimpianto, di risentimento, di dolore e adesso ridi senza ombre. Credi che sia poco questo, per me? Non rispondere, fammi continuare."
Lucas la guardava a denti stretti, statico come un masso mentre Lilly continuava il suo racconto a testa bassa, come a trovare il coraggio per non fermarsi.
- " No, lucas, non è affatto poco questo, per me. Ho fatto quello che, adesso, avrei desiderato fare. Del resto, sai benissimo quanto anche io avessi bisogno di cure, di spensieratezza, di gioco e tu mi hai dato tutto questo in modo così naturale che adesso la tua presenza, per me, è una droga. E non importa se non ci apparterremo mai! quello che ho avuto di te mi basta perché averti aiutato a essere splendente come adesso sei è più di quanto io avrei mai potuto desiderare di te, l'unica cosa che davvero porta un valore incalcolabile ai miei occhi. Conosco i tuoi dubbi, so come ti senti, so cosa senti, so che c'è ancora lei nella tua testa, so che non l'hai dimenticata e capisco che per te non sia facile, ma..."
- "io vorrei soltanto salvarti, Lilly...io non... io non so se.... io, lei la... perché non so se poi... sai che se non sono certo io sono... perché insomma,ho paura che.... non voglio che tu soffra a causa mia, non voglio che tu...salvarti, capisci?"
- "salvarmi?"
- "sì, salvarti!"
- "E se io volessi rischiare di morire?"
Lucas spense lo sguardo a terra e non rispose mentre Lilly, dopo averlo baciato dolcemente su una guancia perché le labbra,stavolta, non le erano accessibili, si allontanava da lui.
Ma Lucas, incapace di quella responsabilità, lasciò all'eco il compito di ripeterle:

"Voglio solo salvarti da me!"