-"Mi permetta di invitarla a ballare. Questo ballo. Un ballo solo."
La risposta di lei si esplicitò nel respiro sincopato e veloce.
Lui le prese la mano, delicatamente, e la voltò verso di lui.
E cominciò così una danza dolorosa, segnata dal passo ritmato e fluido di lui, nella dimenticanza del raziocinio per lei, in uno squarcio di vita che illuminava di luce un'esistenza troppo fragile per risplendere di gloria personale. Non osava pensare che l'oscuro cavaliere la volesse per una notte soltanto, non voleva credere alla speranza che voleva portarla a immaginare un futuro di carezze e passeggiate, sorrisi e lunghe chiacchierate; sarebbe stato troppo, poi, dover tornare alla realtà che non regala amore ma sconfitte, continue sconfitte. Non voleva conoscere le intenzioni di lui, che pure sembrava rapito dai suoi capelli neri e dal suo abito così accollato, tanto poco sensuale quanto misterioso. Lui che, dal canto suo, assaporava ogni attimo di quella danza respirando a fondo tra i suoi capelli, lui che aveva tanto desiderato quel momento e che, adesso, non credeva all'averla davvero tra le mani e non riusciva ad articolare le parole.
Lei avrebbe certamente pensato di non piacergli, lo sapeva, ma non riusciva a comportarsi diversamente da come faceva, ancora impaurita dalla danza scura e dallo sguardo indecifrabile di lui, impegnata più a guardarlo per comprenderlo che a seguire la musica.
Lei avrebbe certamente pensato di non piacergli, lo sapeva, ma non riusciva a comportarsi diversamente da come faceva, ancora impaurita dalla danza scura e dallo sguardo indecifrabile di lui, impegnata più a guardarlo per comprenderlo che a seguire la musica.
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