mercoledì 16 giugno 2010

Il musico e la fata

Sul far del giorno.

Il musico dalle scarpe nero vernice si accostò alla ragazza dall'abito bianco; qualsiasi cosa avesse fatto in quel momento sarebbe stata giusta e, se non giusta, giustificata. Lei si voltò per rendersi conto di cosa fosse il fruscio alle sue spalle, lasciate nude dalla scollatura del vestito e, alla vista di quei capelli neri e lunghi, raccolti in una coda disordinata, tacque.
Era un uomo indecifrabile, lo era per tutte le donne che aveva amato, per un periodo o una notte soltanto; era una colomba maledetta dagli artigli di un falco, una presenza scura e inquietante ma dall'attrattiva inspiegabile.
Il musico si fece avanti sicuro e le prese la mano.
- " Te lo leggo negli occhi che hai i miei pensieri in questo istante, lo percepisco dal tremore delle tue mani, dal tuo respiro impercettibilmente affannoso. Non temere di sbagliare, non avere paura di me."
- "Tu menti", rispose lei, lapidaria.
- "Non mento".
- "Tu menti", ripetè lei.
- "No, non mento".
- "Sai bene che io e te non possiamo appartenerci. Tu sei un musico e io una fata."
- "Io non voglio appartenerti, voglio soltanto unsoffio della tua anima e qualche ora della tua vita, mi basta questo."
- "Ma perchè? Perché non riesci a capire che io ti voglio bene?"
- "Perché non me ne faccio nulla del tuo bene, non ha importanza per me, non mi serve adesso. I tuoi capelli lunghi, rossi, hanno la stessa bellezza di quelli di un'altra, la tua pelle bianca lo stesso candore di un'altra e il tuo sorriso una dolcezza che in questo momento mi rapisce e, per stasera, mi fa scegliere te ma stasera e non domani. Domani sarà diverso, forse. Tu, però, sei qui e questo conta"
- "Non capirai mai il valore dei sentimenti tu, mi fai tristezza. Non si vive senza amore, senza rispetto per gli altri. Tu non vivi, tu sei cieco e sordo."
- "Non sono né cieco né sordo. Sono semplicemente diverso da te. Tu hai bisogno di discorsi, di carezze, di giorni, di attenzioni, io ho solo bisogno di attimi. Potrei mentirti dicendoti che potresti avere un ruolo nella mia vita ma non voglio farlo, non con te che sei così pura, così troppo per me."
- " Tu hai paura". Disse la fata.
- "Ahahahahahahahahaha!" il musico irruppe in una risata demoniaca che squarciò il silenzio seguito a quella fantasiosa affermazione.
"io, paura? Non ingannarti con queste scuse, non inventare realtà che non esistono per convincerti che potrei amarti. Io non ho paura, io non ho voglia ed è ben diverso. Per me tu sei un esserino inanimato, qualcosa che si muove come me ma che io userei per giocare, niente di più. Sei un bisogno piuttosto basso, una compagnia di brace, non di cielo. Io vivo per i miei tasti, vivo con me stesso, fondamentalmente. Non c'è altro spazio."
- "Eppure la tua musica è meravigliosa...." riprese lei sottovoce. "Se solo tu mettessi un frammento dell'anima che metti quando le tue mani sfiorano quei tasti, se solo tu lo mettessi nel pensare cambierebbe tutto, ne sono certa."
- "affinché le cose cambino tu devi diventare una strega, una strega sanguinaria. Sei disposta a farlo?"
La fata riflettè sulle parole del musico.
- "Sì, anche solo per una notte".
- "E' già mattino, non vedi che nasce il sole? Dovrai accontentarti di un attimo, a me basta"
E la baciò ma lei lo allontanò.
- " Io non ti voglio per un attimo, io ti voglio per me, sempre! voglio che la tua musica sia la mia sveglia e la mia ninnananna, voglio che le tue mani si dedichino solo a me e non ad altre, voglio che tu prenda il bene che ho da darti capendo che è prezioso"
- "Se è questo che vuoi, lasciami stare. Io non faccio per te. Tu hai l'anima troppo candida per trasformarti in una strega e, a questo punto, sono io a non volere che tu lo faccia. Se tu mi avessi per una notte non ti daresti più pace, meglio allora che rimanga tutto solo nella tua testa. Non voglio avere il tuo cambiamento sulla coscienza, sarebbe una responsabilità troppo grande per me che di responsabilità non ne voglio affatto. Preservati così e dimentica"
- "Addio"
- "Addio".
Il musico pianse una sola lacrima di sangue vedendo la fata allontanarsi da lui. Sapeva che sarebbe tornata, lo aveva capito dal quel tremore nella voce ma sapeva altrettanto bene che l'avrebbe allontanata ancora.

Non si può competere con la musica quando questa riempie ogni centimetro del corpo; la si può affiancare provvisoriamente ma sostituire no, mai.


1 commento:

  1. Questo post è stato scritto pensando a un racconto che mi è stato fatto da una mia cara amica. E a lei è dedicato. Spero le sia piaciuto.

    Angela.

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