venerdì 5 febbraio 2010

Un Ponte Sull' Eternità





Mi sono sempre rifiutata di pensare che l'Amore sia qualche frase banale e zuccherosa scritta su un diario o detta in uno di quel film romantici che invadono le vite delle persone, ingannevoli.
Ma d'altra parte, non mi sono mai concentrata troppo sul tema: si prende quello che si ha, lo si scambia per un tesoro "wow stavolta sì che sono innamorato". Poi quel qualcosa finisce, più o meno inspiegabilmente, e si sostituisce il tesoro precedente con un altro "ah si, stavolta amo davvero, questo è amore! l'altro non era nulla, ora lo so" e così avanti, ogni volta, senza fermarsi un attimo a pensare che se si chiamano troppe cose con lo stesso nome forse, quella cosa che vorremmo definire, non è poi così definibile e soprattutto, forse, non esiste.
E così: dare una definizione scritta d'amore non è possibile perchè l'amore non esiste; si possono scrivere o raccontare storie, sull'amore, inventate o realmente accadute, ma chiunque tenta di trovare tre parole in fila per darne una definizione univoca si ferma solitamente alla prima: sentimento.
I fili che legano due anime sono spesso solo funi di alchimie chimiche che davvero poco hanno a che fare con la psicologia, con l'anima: l'amore è più "fisico" di quel che si possa pensare ma resta, comunque, al di sopra delle possibilità di comprensione, di percezione, di razionalizzazione.

Eppure c'è chi ancora crede nella favola del principe azzurro.

Poi arriva questo libro, comprato per caso, in un pomeriggio tra tanti, durante una attesa un po' diversa ma, in fondo, non troppo diversa dal normale. Stazione Termini. Richard Bach. Il gabbiano Jonathan Livingston. Il mio libro preferito. Vediamo come se la cava con un genere diverso, non allegorico a quanto pare. "Cavalieri e principesse", cominciamo male. Molto male. Un tizio che ricerca l'amore a tutti i costi, in ogni volto, in ogni parola. "Niente di più sbagliato" dico tra me. Poi capisco che è un romanzo autobiografico.

Chi cerca una narrativa impegnata e rifinita non la troverà in questo libro come non troverà riflessioni filosofiche o vaneggiamenti. Tutto è molto semplice, dallo stile all'impianto visivo delle pagine: il giusto scheletro, il giusto contorno per un argomento come l'amore, semplice solo all'apparenza, assolutamente totalizzante, arricchito dal volo, dalla leggerezza del vivere sospesi tra le nuvole, più in alto degli altri e soli, con il mondo, con l'aria del cielo, in un unico liberatorio.
La realtà in questo libro sembra fantasia; come Bach stesso afferma "neanche se mi fossi impegnato sarei riuscito ad immaginare una cosa simile".

Il lettore ritrova la sua vita, riconoscendosi, pagina dopo pagina, in atteggiamenti e pensieri che, forse, aveva anche negato a sè stesso. Trova conforto e riscopre la speranza.
L'amore sarà anche non definibile ma strega, nella sua affannosa e incessante lotta contro un concetto di liberà troppo maltrattato per essere libertà vera, nascosto in qualcosa di maledettamente normale, ancora più insinuante quando si confonde con fulmini di passione.

Lo consiglio.

Richard Bach - Un ponte sull'Eternità.

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